Un grande Don Bosco al “Cagliero” di Ivrea

Domenica 26 gennaio è stata festa grande ad Ivrea per commemorare Don Bosco, “padre e maestro dei giovani”, fondatore dei Salesiani che sono presenti in città da più di 125 anni, impegnati al “Card. Cagliero” in azione didattico-educativa per i ragazzi e le ragazze del Canavese.

In questa giornata avremmo voluto festeggiare anche i 103 anni del nostro Don Nicola Faletti, proprio nel giorno del suo compleanno. Il “don Bosco del Canavese”, così era da tutti conosciuto questo instancabile salesiano, ha invece deciso di fare festa nel cielo dei Santi appena qualche giorno prima del fatidico appuntamento.

Si è dunque iniziato con la S. Messa celebrata in Duomo da Mons. Edoardo Cerrato, con la presenza davvero numerosa di allievi, genitori, ex-allievi ed amici del Santo.

Una celebrazione sentita e partecipata, animata dal coro degli allievi e insegnanti della scuola, punteggiata dalle parole di Mons. Edoardo che ha ricordato come l’intuizione di Don Bosco di scommettere sulle potenzialità, a volte nascoste, dei giovani abbia conquistato il mondo intero, a dispetto di tendenze refrattarie alla novità liberatrice del messaggio evangelico.

Al termine della celebrazione, il direttore del “Cagliero” ha ricordato come proprio in un freddo 26 gennaio, ma del lontano 1854, quattro ragazzi di 17 anni si erano riuniti con Don Bosco e avevano deciso di spendere la loro vita per “fare esercizio pratico di carità verso il prossimo”. In quella gelida sera torinese nacquero i Salesiani, una Congregazione per i giovani fondata da giovanissimi.

Sulla scia di questo impegno nella Chiesa e nel sociale prese vita anche l’Associazione dei Salesiani Cooperatori, amici dell’opera di San Giovanni Bosco, impegnati anch’essi nel diffondere il carisma salesiano.

Proprio per continuare questo prezioso lavoro, i Salesiani Cooperatori di Ivrea di oggi hanno concluso la celebrazione in Duomo rinnovando la loro promessa di fedeltà al sogno realizzabile di Don Bosco santo.

La festa si è poi trasferita sulla splendida collina dell’Istituto dove gli alunni e i loro genitori si sono ritrovati nelle classi per condividere un fantasmagorico pranzo della festa.

Gran finale con il botto: lo spettacolo “Don Bosco’s God Talent”. Sul palco del teatro troppo piccolo per l’occasione si sono avvicendati gli allievi di tutte le classi delle elementari e delle medie per fare emozionare genitori, zie e nonni con canti, balli e “sketch” nella più genuina tradizione salesiana. Che, in buona sostanza, ci vuole ricordare che sul palco della vita ognuno di noi può avere una sua parte importante, anche se apparentemente piccola e marginale.

L’ultimo saluto a don Nicola Faletti, il “Don Bosco del Canavese”

Un grande e caloroso saluto al “Don Bosco del Canavese”  hanno potuto porgere questa mattina alle ore 10.00 le tante persone che si sono riunite al funerale del compianto don Nicola Faletti, mancato lo scorso 3 gennaio all’età di 102 anni.

Alla celebrazione delle esequie, svoltasi presso l’Istituto Salesiano “G. Morgando” di Cuorgné, ha presenziato il Vescovo emerito di Ivrea, Mons. Luigi Bettazzi, il quale ha introdotto la celebrazione ringraziando la presenza di Mons. Roberto Farinella, Vescovo di Biella e di don Enrico Stasi, Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta.

Numerosi anche i parroci della Diocesi e i confratelli salesiani che hanno voluto prendere parte alla funzione, tra cui don Enrico Bergadano, Direttore dell’Istituto Salesiano Cardinal Cagliero di Ivrea, dove don Faletti risiedeva:

Gli ultimi 13 anni trascorsi da Don Faletti ai Salesiani del “Cagliero” di Ivrea sono storia recente; gli ultimi metri per questo maratoneta di Dio, il “Don Bosco del Canavese”, in tante occasioni il più giovanile dei salesiani della comunità, per tutti noi un grande esempio.

Qualche preoccupazione, è normale, per la tua salute.
Nel 2009 ci preoccupa una brutta polmonite.
Ci preoccupa soprattutto il fatto che tu, don Nicola, beva acqua; ma è acqua di Lourdes nella tipica bottiglietta di plastica offerta da amici di Laigueglia, tramite l’onnipresente buon Piero, che organizza anche l’incontro storico con Papa Francesco nel 2014.
Qualche preoccupazione, è naturale. Ma Simona, Marilena, Michele, gli amici di Villa e i confratelli della casa ti sono costantemente accanto, non tanto per aiutarti a stare in piedi, ma per cercare di tenerti seduto.
Qualche preoccupazione è chiaro. E don Cavicchiolo che si sforza invano di convincerti che il Barbera e la Bonarda sono vini buoni e se proprio non li gradisci più, certamente berrai vini migliori in paradiso.
Emozione, certo, e sgomento perché te ne sei andato.
Ma così va la vita.
“Non mangio più perché ho lo stomaco piccolo”. Era la tua scusa delle ultime settimane.
“Tu, Nicola, non mangi tanto perché hai lo stomaco piccolo” era la frase della tua mamma quando eri bambino.

Il 3 gennaio 2020, al mattino presto, prima dell’alba, ti sei svegliato in Dio, incontrando i tuoi amici di sempre.

Se oggi siamo così commossi ma nello stesso tempo sereni, è perché tu ci hai voluto tanto bene e noi ti vogliamo tanto bene.

Tutto è grazia.

Oggi, è vero, c’è in giro qualche lacrima.

Ma tutto il resto è gioia.

Don Enrico Bergadano

Tra i numerosi interventi per dare un ultimo saluto a don Nicola:

Ho avuto la fortuna e soprattutto il privilegio di passare tanti momenti indimenticabili accanto a don Faletti e vorrei ricordarlo così: “eternamente giovane“!

“Fintanto che il padrone mi lascia, io non ho fretta” – diceva don Faletti -. Quante volte in questi ultimi anni, a conferma del suo grande amore per la vita e della sua volontà di continuare a rendersi utile a far del bene mi ha detto questa frase, e sicuramente quante volte l’avrà pronunciata ad ognuno di voi a conferma del suo “spirito giovane”, a dispetto della sua veneranda età.

Piero Cravero

Messaggi di cordoglio sono giunti alla comunità salesiana dal missionario in Cina don Carlo Socol, dal coadiutore Antonio Pun Ming e dai suoi confratelli cinesi che hanno conosciuto don Faletti custode dei luoghi natali dei santi mons. Luigi Versiglia e don Callisto Caravario, da mons. Debernardi vescovo emerito in Burkina Faso. Anche il consigliere generale per le missioni don Guillermo Basañez ha voluto farsi presente con la sua preghiera ed il ricordo riconoscente. Il card. Tarcisio Bertone – in una lunga lettera –  ha ricordato il suo antico insegnante  ed il modello di sacerdote conosciuto in gioventù.

Alla fine della cerimonia, l’assemblea commossa ha intonato la celebre canzone di Nilla Pizzi “Vola Colomba” che tanto piaceva allo stesso don Faletti, a testimonianza di quel “ministero della gioia” per cui voleva sempre che le persone che incontrava, facessero esperienza di accoglienza, simpatia e allegria.

Di seguito, si riporta l’articolo dedicato a don Nicola Faletti pubblicato dalla Sentinella del Canavese il 6 gennaio 2020, a cura di Chiara Cortese.

Addio, Don Faletti umile e speciale Era il Don Bosco del Canavese

Aveva 102 anni. Funerali nella sua Cuorgnè, mercoledì 8.
Rosario anche a Ivrea. Quell’incontro con Papa Francesco

Addio al Don Bosco del Canavese. Saranno recitati questa sera, lunedì 6 gennaio, alle 20,30 all’Istituto Salesiano Cagliero di Ivrea, e domani martedì 7 gennaio, sempre alle 20.30 all’istituto  Salesiano Giusto Morgando di Cuorgnè, rosari in suffragio di Don Nicola Faletti, spentosi serenamente nella notte tra giovedì  e venerdì all’età di 102 anni nella medesima casa eporediese del Santo della gioventù della quale era ospite da alcuni anni. I funerali, invece, saranno celebrati martedì 8, alle ore 10, sempre al Morgando di Cuorgnè.

UNA VITA TRAI  SALESIANI
Nato a San Raffaele Cimena  il 26 gennaio 1917, don Nicola era stato ordinato sacerdote il 2 luglio 1944, custode della memoria e dei luoghi di San Callisto Caravario, giovane religioso originario di Cuorgnè trucidato sulla punta dell’Aratro, in Cina, con il suo vescovo, monsignor Luigi Versiglia, nel febbraio del 1930, Don Faletti  ti ha accolto numerosi gruppi di giovani è fedeli giunti nella città delle due torri dall’Estremo Oriente per visitare e conoscere il paese natale di San Caravario. per oltre settant’anni, è stato un insostituibile punto di riferimento degli istituti salesiani di San Benigno e Cuorgnè ricoprendo diversi ruoli: insegnante, animatore, organizzatore di attività artistiche e culturali nonché   promotore di numerosi viaggi e pellegrinaggi. Maestro, Guida, fratello ed amico alla sequela di San Giovanni Bosco per ormai diverse generazioni di canavese, Don Nicola  Faletti per oltre trent’anni è stato parroco di Villa Castelnuovo ed ha anche ricoperto I’incarico di cappellano della casa salesiana Vaschetti di Castelnuovo Nigra. Dal 2007 era cittadino onorario del piccolo centro dell’altra Valle Sacra analogo riconoscimento gli era stato conferito nel giugno del 2014 dalla Città di Cuorgnè.

IL BACIO DEL PONTEFICE
Memorabile l’incontro del sacerdote Salesiano con Papa Francesco nell’ottobre 2014, nel quale il Pontefice si chinò a baciare le mani all’anziano religioso, a rendere omaggio ad un piccolo, grande prete di campagna che è entrato nel cuore dei canavese. Don Nicola, in quell’occasione che è già consegnata alla storia, era apparso quasi a disagio, nel la sua umiltà, per il gesto spontaneo del Santo Padre. Un’immagine che aveva immediatamente rimandato a Francesco, il poverello di Assisi, al cospetto di Innocenzo III.

PICCOLO, GRANDE UOMO
Un grande, piccolo uomo che con umiltà e nel silenzio ha sempre lavorato per le nostre comunità spendendosi per i giovani e per chi ne aveva più bisogno nel vero spirito di Don Bosco – lo ricorda il sindaco di Cuorgnè, Beppe Pezzetto – Ciao Don Nicola, continua a seguirci da lassù. Don Faletti, cosi minuto e cosi forte, al tempo stesso, capace di un sorriso che illuminava chiunque lo incontrasse, ha saputo incarnare nel migliore del Santo della gioventù in Alto Canavese. Un personaggio straordinario, oltre che un prezioso uomo di Dio, che ha saputo meritarsi l’affetto e la stima di credenti e non. Numerosi i credenti e non. Numerosi i messaggi di cordoglio espressi da chi ha avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare le doti umane e sacerdotali di Don Nicola Faletti, autentico testimone del Vangelo, che nell’era di internet e dei social sono state affidate anche alla rete, uniti a toccanti ricordi personali da custodire nei cuori.

Chiara Cortese

Le CLIL al Cagliero

Una dimensione chiave per il miglioramento dei curricoli scolastici

CLIL è l’acronimo di Content Language Integrated Learning, un termine introdotto nel 1994 da due professori universitari che per primi intuirono l’importanza dell’apprendimento integrato di contenuti disciplinari in lingua straniera veicolare. In Italia le lezioni CLIL vengono introdotte nella scuola secondaria di secondo grado con la riforma del 2010, mentre è del 2012 la raccomandazione Rethinking Education della Commissione Europea nella quale la competenza linguistica in lingua straniera è definita una dimensione chiave per la modernizzazione dei sistemi di istruzione europei e la metodologia CLIL è rappresentata come il motore del rinnovamento e del miglioramento dei curricoli scolastici.

Il nostro Istituto ha introdotto le lezioni CLIL nel 2016, portandole anche nella scuola secondaria di primo grado e nella scuola primaria. Abbiamo costituito un team che opera tramite una cooperazione programmata nella didattica tra due o più docenti di cui almeno uno nella materia disciplinare e almeno uno madrelingua inglese che armonizzano i loro metodi, stili, tecniche, strategie per una crescita professionale e una didattica efficace. Questa tipologia di lavoro porta naturalmente il docente ad allontanarsi dalla didattica frontale “One classroom, one teacher” verso metodologie più collaborative e innovative come la didattica laboratoriale, peer to peer, debate. Dal punto di vista linguistico, la presenza dell’insegnante madrelingua rende la lingua non solo un’attività, ma un’attività in movimento che, a seconda della progettazione dei docenti, può essere più orientata al contenuto oppure alla lingua inglese. I nostri allievi possono usufruire di questa importante innovazione didattica fin dalla prima classe della scuola primaria con un’ora alla settimana, con due ore alla settimana in quarta e quinta primaria e con tre ore alla settimana per tutta la scuola secondaria di primo grado. Le discipline coinvolte sono molteplici: storia, geografia, tecnologia, scienze, informatica, arte, musica, religione.

Ecco un esempio di una lezione CLIL di scienze in una classe terza della scuola primaria:

Tortillas de Patatas

Una frittata di patate speciale

Oggi Marta e Sofia ci portano in Spagna, per una ricetta davverso speciale:

Ingredients

Yellow potatoes 500g
White onions 200g
7 Medium eggs
extra virgin olive oil 150 g
Black pepper + Salt

Directions
1.Wash and peel the potatoes with a vegetable peeler, cut into slices and then
into cubes of about 1 cm.
Peel the onions and cut into slices about 1 cm thick and put aside.
2.Pour 150 g of extra-virgin olive oil in a large pan, light the medium-low heat
and add the potatoes; cook for 2-3 minutes, then add the onions. Potatoes and
onions should not fry, but get tired and remain soft, so the temperature of the oil
will be kept medium to high.
3.Cook for about 15-20 minutes with the lid, stirring occasionally. Once ready,
drain them to remove the excess oil and leave them aside to cool.
4. In a small bowl, beat the eggs with a whisk or fork, salt and pepper to taste.
5.Add the beaten eggs to the potatoes and onions now lukewarm stirring the
mixture.
6.In a pan of 24 cm of diameter pour a little oil, then pour the mixture of eggs,
potatoes and onions; gently remove the pan and define the edges by using a
spatula.
7. Cook the tortilla for about 10 minutes covering with a lid. After the necessary
time you will have to turn the tortilla de patatas over: take a plate and place it on
the pan.Turn the pan upside down on the plate.

Hamburgers

Un tipico piatto americano

Oggi Noah e Anita ci presentano un tipico piatto americano, che accontenta sempre tutti:

Ingredients

1kg minced beef
300g breadcrumbs
4 tbsp Worcestershire sauce
1 small bunch parsley, finely chopped
2 eggs beaten

To serve:
mature cheddar
Burger buns
sliced tomatoes
sliced red onions

1. Crumble the mince in a large bowl, then tip in the breadcrumbs,
Worcestershire sauce, parsley and eggs with 1 tsp ground pepper and 1-2
tsp salt. Mix with your hands to combine everything thoroughly.
2. Shape the mix into 12 burgers. Chill until ready to cook for up to 24 hrs.
Or freeze for up to 3 months. Just stack between squares of baking
parchment to stop the burgers sticking together, then wrap well. Defrost
overnight in the fridge before cooking.
3. To cook the burgers, heat grill to high. Grill burgers for 6-8 mins on each
side until cooked through. Meanwhile, warm as many buns as you need in
a foil-covered tray below the grilling burgers. Let everyone assemble their
own, served with their favourite accompaniments.

Irish Stew

Sapori dall’Irlanda

Oggi Pietro e Andrea ci presentano lo stufato di manzo, una gustosa ricetta tipica Irlandese:

Ingredients

950g lamb stew meat
650g potatoes
1kg carrots
2onions
½ tsp fresh thyme leaves
chopped fresh chives and parsley, to
garnish

For the stock:
Lamb bones
1 large carrot, quarted,
1 onion, quartered
½ celery stick, quartered
1 bay leaf
1 sprigs of thyme
a generous sprig of parsley
6 black peppercorns, lightly crushed

Directions
1. Make the stock. Put the lamb bones in a large heavy-based saucepan with the carrot,
onion, celery, herbs, peppercorns and 1 tsp salt. Pour in 3 litres/5 1⁄4 pints water.
Bring to the boil and simmer uncovered for 2 hours.
2. Strain the stock through a fine sieve to remove bones and vegetables, then return to
the pan. Boil until reduced to about 1.3 litres/21⁄4 pints. (You can make the stock the
day before – keep it in a covered container in the fridge, or freeze it for up to 3
months.)
3. Make the stew. Cut the lamb into large chunks. Peel the potatoes (keeping both types
separate) and cut into pieces of similar size to the meat. Put the two different types in
separate bowls of water to keep them white. Peel the carrots and cut into slightly
smaller pieces. Slice the onions into thick rings.
4. Put the lamb in a large, clean saucepan. Pour in the stock and bring to the boil,
skimming off all the impurities from the surface. Reduce the heat, cover and simmer
gently for 10 minutes.
5. Add the floury potatoes, carrots and onions. Season generously and simmer for a
further 10 minutes, stirring occasionally.
6. Add the waxy potatoes and thyme. Simmer until the lamb is tender (15-20 minutes).
Take off the heat, cover (don’t stir) and leave for 15 minutes. (You can make this up to
2 days ahead and keep in the fridge). Garnish and serve.

Festa della Immacolata

Festa della comunità educativa

L’8 dicembre 1841 don Bosco era intento a prepararsi per celebrare la Santa Messa, mentre il chierico di sacrestia scopre un ragazzino nascosto in un angolo e, pensando fosse maleintenzionato, inizia a colpirlo con un bastone.

“che fate? – gridai ad alta voce – perché lo picchiate?”

“Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa”

“Avete fatto male”

“A lei che importa?”

“È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui”

Ne scaturisce un dialogo memorabile tra il ragazzino, Bartolomeo Garelli, e don Bosco, con quest’ultimo tutto intento a trovare qualcosa di bene su cui far leva per conquistare il cuore del giovane. Alla fine, ha la meglio il Santo (naturalmente!) e Bartolomeo si ferma per la Messa, poi, insieme, recitano un’Ave Maria.

tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione

Dirà lo stesso don Bosco 45 anni dopo rivolto ai suoi Salesiani.

Domenica scorsa abbiamo festeggiato la festa della Immacolata Concezione, ma abbiamo anche ricordato questo evento così importante della vita di don Bosco, perché da lì è nata la sua iniziativa apostolica di educazione dei più giovani: l’oratorio!

Il pomeriggio dei più piccoli è stato animato dai giovani dell’oratorio che hanno organizzato giochi e attività per tutti, mentre i genitori e gli adulti seguivano un momento di riflessione e formazione con Suor Emma Bergandi, che ci ha guidato alla scoperta della figura di Margherita Occhiena, la mamma di don Bosco. Tutti si sono poi ritrovati nella chiesa dell’Istituto per partecipare alla celebrazione animata dal coro e dagli strumenti dei ragazzi della scuola. È stato un importante momento di preghiera e comunità in cui, con coraggio, abbiamo rinnovato il nostro “sì, eccomi”, come genitori, insegnanti, animatori, educatori. Lo stesso “sì” che era stato pronunciato da Don Bosco 160 anni fa di fronte ad una Torino difficile ma in cui aveva visto brillare, in lontananza, un futuro diverso. Tutto si è poi concluso con un momento conviviale in refettorio, con la pizza preparata dal nostro cuoco e tanti dolci portati dalle famiglie.

Ellie & Maggie

Due nuovi amici per le classi seconda della scuola primaria

Ellie e Maggie sono due peluches che gli alunni delle classi seconda della scuola primaria hanno adottato. Ogno allievo, a turno, porta a casa uno dei due pupazzi per una settimana e, su di un quaderno, appunta tutte le attività e le avventure che vivono insieme, le persone e i componenti della famiglia che gli fa incontrare, le storie che gli racconta o i film che guardano insieme. Tornati in classe presentano ai propri compagni il libro delle avventure e, aiutati dalla maestra, raccontano a tutti cosa hanno fatto insieme. Cosa c’è di speciale? Presto detto, tutto viene svolto in lingua inglese!

Per questa sua prima avventura Ellie ha fatto qualcosa di veramente speciale: è stata a Roma, camminando lungo la via Francigena con il grande Andrea De Vicenzi atleta che, con una gamba sola, ha percorso i mille chilometri del pellegrinaggio da Aosta a Roma. Di lui parla anche la Gazzetta dello sport.

Un sincero grazie al piccolo Francesco che ci ha fatto conoscere questa incredibile storia, se questo è l’inizio… chissà quante altre avventure ci faranno vivere Ellie & Maggie!

Compito di realtà

Il medioevo

UNA LEZIONE INTERATTIVA

Una delle metodologie didattiche applicate con successo dai nostri insegnanti è il compito di realtà. Uno strumento utile al consolidamento delle conoscenze e al coinvolgimento degli studenti nella vita scolastica. Gli studenti sono stimolati a lavorare in gruppo e a

  • pianificare, progettare, costruire
  • valutare e autovalutarsi
  • fare ricerche e rielaborare informazioni
  • esporre alla classe, con diverse modalità, i risultati dell’apprendimento

Una lezione di storia può diventare più appassionante se ci si veste in costume medioevale per comprendere meglio le abitudini e gli stili di vita dell’epoca.

Imparare giocando

Il gioco può favorire l’apprendimento significativo

Esistono diversi tipi di apprendimento, classificati da studiosi di ambiti differenti: l’apprendimento significativo è universalmente riconosciuto come quello più efficace e duraturo che si possa sperimentare.

Il gioco possiede tutte le caratteristiche perché, attraverso di esso, si realizzi un apprendimento significativo, in quanto è in grado di integrare molteplici componenti:

  • affettive (il divertimento, il piacere)
  • sociali (la squadra, il gruppo, il rispetto delle regole)
  • motorie e psicomotorie (il movimento, la coordinazione, l’equilibrio),
  • cognitive (l’elaborazione di strategie di gioco, l’apprendimento di regole)
  • emotive (la tensione, la sfida, il senso di liberazione, la paura)
  • culturali (le modalità di relazione, il significato del gioco stesso)
  • transculturali (la necessità delle regole condivise, il linguaggio comune del gioco)

Il gioco è quindi un’esperienza complessa e coinvolgente che permette ai bambini di partecipare, di essere protagonisti, di apprendere attraverso il fare, in modo costante e naturale, accrescendo le loro conoscenze e competenze.

Le attività di didattica ludica sono il frutto di un continuo aggiornamento delle nostre insegnanti che stimolano gli alunni a giocare seriamente e ad imparare in modo giocoso. Le lezioni frontali, che costringono ad immani sforzi di attenzione i bambini, sono di concezione ormai superata e lasciano il via libera all’avventura dell’apprendimento giocoso, divertente. Si tratta di sviluppare una didattica che sia in grado di cogliere il bisogno di coinvolgimento e di gioco dei bambini e al tempo stesso capace di essere efficace per gli obiettivi che si propone. Siamo ben consapevoli che ad una strategia didattica efficace è necessario affiancare  un clima di benessere diffuso, coltivato in classe dando fiducia agli allievi, sapendo che loro hanno il potere di imparare sempre, anche e soprattutto giocando.

Il gioco africano Awalè, conosciuto anche come il gioco della semina e del raccolto, ben si presta all’apprendimento delle decine, delle unità e del valore posizionale delle cifre nella classe prima della scuola primaria.