UNA VITA IN MISSIONE
Ieri
Sono trascorsi più di centoventicinque anni da quel 23 Agosto 1892, cioè da quando fu posta la pietra angolare dell’Istituto “Cagliero”. Un nome che ci riporta ad una grande persona, il Cardinal Cagliero, nato a Castelnuovo d’Asti, capace di dialogare con i ragazzi grazie anche alla sua allegria salesiana. Un uomo, che seguendo le orme del compianto don Bosco, dedicò la sua vita ai giovani e alle missioni. Fu don Bosco ad affezionarsi alla terra canavesana, quando con visite assidue si recava da Mons. Moreno, vescovo di Ivrea per ben quarant’anni (1838-1878), per discutere sulla possibilità di creare nuovi oratori e scuole cattoliche sul territorio piemontese. In queste occasioni don Bosco incontrava la gente del posto che interveniva con “un’affluenza straordinaria” per ascoltare le sue parole, come riporta il biografo Lemoyne. Fu poi la mamma del vescovo di Ivrea (Mons. Richelmy) che, dopo aver conosciuto a Torino don Bosco e don Rua, donò ai Salesiani una villa circondata da un ampio parco nella zona del borgo S. Antonio: suo desiderio era di lasciare il luogo in cui aveva trascorso serenamente l’infanzia in buone mani.
I Salesiani, presa dimora nella villa, s’ingegnarono immediatamente per ingrandire l’abitazione con un nuovo corpo di fabbrica, che venne edificato in soli due anni. La casa di Ivrea poté così essere aperta a studenti provenienti da tutta Europa e “a novizi” che giunsero da ogni parte d’Italia. Da subito l’attenzione al territorio e la vicinanza alla popolazione furono di primaria importanza. Venne creata infatti una scuola agraria: grano, viti, piante da frutta e ortaggi furono sapientemente coltivati, strappando a fatica terreno utile a quel parco che fu soprannominato “Sassonia” per la grande presenza di sassi e rocce.
Va ricordato, nel nostro breve excursus, che è grande il numero di missionari che applicarono poi i principi di agricoltura imparati ad Ivrea in terra di missione. Ma i Salesiani di Ivrea iniziarono a coltivare anche qualcosa di molto più importante: il cuore e la mente di numerosi giovani, accogliendoli nell’oratorio che venne fondato nel 1910. Queste le parole di un ex allievo che possono farci ben comprendere il clima che vi regnava: “In oratorio si trovava il generoso disordine dell’ospitalità schietta e allegra, quella che apriva le porte a tutti e non respingeva nessuno”. Sicuramente la realizzazione del sogno più grande di don Bosco che prevedeva la presenza della musica, dello sport, del teatro e delle attività di assistenza scolastica per i ragazzi in difficoltà.
L’Opera inoltre fu sempre pronta ad offrire il suo aiuto, soprattutto nei momenti più difficili della storia: durante la Prima Guerra Mondiale la casa salesiana ricoprì il ruolo di ospedale militare. Anno memorabile fu il 1922, quando vennero aperte le porte ai giovani missionari che volevano prepararsi per affrontare il loro cammino e così numerosi ragazzi accorsero da tutta Italia. Possedevano un cuore grande, pronto al sacrificio, pur di soccorrere il prossimo. Il loro operato (si pensi che i missionari furono ben 962) portò aiuto materiale e spirituale alle popolazioni in difficoltà dislocate in ogni parte del mondo; solamente le brutture della Seconda Guerra Mondiale purtroppo bloccarono la loro fervente attività, quando anche nel parco della Sassonia si fecero sentire i proiettili delle mitragliatrici e i bombardamenti.
Oggi
Da allora l’Opera ha continuato le sua attività, concentrandosi negli ultimi decenni sull’accompagnamento dei giovani che hanno potuto frequentare diversi percorsi scolastici. Dopo la chiusura del Liceo nell’anno 2000, si pensa infatti di rilanciare il“Cagliero” sia con la ristrutturazione di una cascina adiacente alla scuola, facendone un ostello sulla Via Francigena, sia con l’apertura di un nuovo corso di insegnamento.
Nasce così la scuola primaria che affianca la scuola secondaria di primo grado e costituisce un modello di continuità scolastica molto apprezzato dalle famiglie del territorio canavesano. Circa 300 allievi frequentano la nostra scuola.
L’offerta formativa alza l’asticella, inserendo la lingua francese, spagnola e inglese nel bagaglio delle conoscenze. In particolare, per il lato “british”, vengono proposti agli allievi corsi curricolari di cultura e di lingua inglese, compresenza con altre materie (Content Language Integrated Learnings – CLIL) e Club a tema (Movie Club, Newspaper Club, Fashion Club) gestiti dagli alunni con l’aiuto di tutor di madrelingua.
Anche la tecnologia trova ottima accoglienza. Fin dai primi anni della Scuola Primaria ai bambini e ai ragazzi vengono proposti programmi formativi che affrontano nello specifico le potenzialità che le nuove tecnologie ci offrono. L’utilizzo di una stampante in 3D, di iPad per ogni allievo, la proposta di avventurarsi nel campo (semplificato) della programmazione diventano così strumenti importanti per aprire orizzonti nuovi oltre al solo uso di schermo PC e tastiera.
L’attività rivolta ai ragazzi non si esaurisce con il termine dell’anno scolastico. Grazie all’impegno della comunità salesiana e dei Salesiani Ex- allievi e Cooperatori, il “Cagliero” propone le attività estive di soggiorni in montagna e al mare e, per quasi due mesi, l’Estate Ragazzi, che vede una numerosa partecipazione di iscritti sia come animatori che come fruitori del servizio educativo estivo.
L’Istituto, immerso nel verde dell’anfiteatro morenico della Serra di Ivrea e posto a pochi chilometri dall’ingresso della Valle d’Aosta, sembra l’ambiente ideale per passare bene il tempo in compagnia, tra qualche ripasso scolastico, una partita di pallone, un tuffo in piscina e un momento formativo sulle orme di Don Bosco.
La Casa salesiana del “Cardinal Cagliero” si fregia ancora oggi del titolo di un tempo: Istituto Missionario. Non riesce più a sfornare giovani salesiani destinati alle missioni lontane, come ai tempi eroici della sua esistenza. Tuttavia continua la sua “mission” in Ivrea e nel territorio circostante.
I confratelli Salesiani della Casa si pongono volentieri al servizio pastorale delle parrocchie della città e dei paesi vicini e, nonostante l’età anagrafica che avanza inesorabilmente, si ritrovano sovente ancora oggi nei cortili del “Cagliero” in mezzo a bambini, ragazzi e genitori a ricordare che il cuore appassionato di Don Bosco, educatore ed amico dei giovani, non conosce età
DA IVREA AI CONFINI DEL MONDO
I diari di viaggio dei giovani salesiani del “Cagliero” negli anni ‘30
Dieci piccoli quaderni. Conservati gelosamente nell’archivio della Direzione. Copertina nera, come si usava allora. Ogni quaderno è composto di un centinaio di paginette su cui è scritta, in bella calligrafia, l’inizio dell’avventura in terra di missione dei giovani salesiani che partivano dall’istituto “Cagliero” di Ivrea per raggiungere terre lontane e avvolte nel mistero. Queste pagine, piccolo tesoro storico-documentario, testimoniano, di volta in volta, la trepida attesa della partenza, il commovente distacco dall’amata “casa” di Ivrea, il lungo viaggio in nave e l’arrivo nella sconosciuta terra di missione. Era l’India, la Cina, il Giappone, il Brasile, l’Argentina… I giovanissimi missionari (18-25 anni) avevano fatto una promessa ai loro compagni rimasti ad Ivrea.
Quella di mandare loro il resoconto degli avvenimenti e delle sensazioni vissute in quei mesi favolosi che li avevano visti protagonisti e apripista del metodo educativo di don Bosco in un sogno sognato e realizzato: attraversare il mondo e tentare di cambiarlo in meglio. Salgari scriveva romanzi ambientati in terre lontane senza mai muoversi da Verona o da Torino. Questi ragazzi (alcuni di loro diventeranno personaggi importanti e testimoni formidabili del messaggio evangelico in Asia e Sud America)) ci hanno lasciato il segno dell’inizio della loro vita ai confini del mondo e del loro entusiasmo giovanile nelle righe di dieci piccoli quaderni. Con la copertina nera, come si usava allora.